Dire Dante Teatro
«Dante ti dà del tu.»
un monologo di Alessandro Anderloni
dalla Divina Commedia di Dante
90', atto unico
Alessandro Anderloni dice Dante a settecento anni dalla morte (1321 – 2021) con un monologo teatrale che intreccia la vita del poeta con la Divina Commedia e con un canto scelto tra venticinque dei più celebri e conosciuti dall’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. Dire la Divina Commedia è ripercorrere il viaggio nell’Oltretomba che un uomo di nome Dante Alighieri assicura di aver compiuto nell’anno 1300, è camminare con Dante pellegrino accompagnati dalla voce di Dante poeta, è sentirci percossi dallo «shock d’intensità poetica» di cui scriveva Thomas Eliot dopo la prima lettura del Poema.
In un’ora e mezza di vivacissima, aascinante, poetica e a tratti esilarante narrazione, dopo una prima parte di fascinazione per Dante e la sua vita, Alessandro Anderloni presta la sua voce per ripercorrere uno dei canti della Commedia, per darne elementi di comprensione, per coinvolgere il pubblico facendolo leggere e ascoltare le terzine e inne “dicendo Dante”. Sulla scena non c’è che un attore, la sua voce e le parole di Dante. La narrazione trae la sua forza dallo spazio vuoto del palcoscenico, nell’essenzialità di un fascio di luce e di una quadratura nera, ma può intonarsi con i luoghi d’arte e i luoghi naturali, anche in forma itinerante.
Sperimentato dal 2018 davanti a i pubblici più diversi, per età e formazione culturale, il monologo stupisce chi sui banchi di scuola sta arontando la Commedia, affascina chi vi si dedica per lavoro, incuriosisce chi ne ha soltanto qualche flebile ricordo, conquista chi ama questo poema e chi non ne sa nulla ma che, uscendo dal teatro, avrà voglia di andare a cercarsi il libro per leggere qualche terzina. Da settecento anni Dante parla a ciascuno di noi. Questo è un invito a riascoltarlo a teatro, in occasione di un anniversario che a noi mortali non capiterà mai più di rivivere.
I CANTI
uno a scelta per il monologo
INFERNO III - Lasciate ogne speranza voi ch’intrate
INFERNO V - Amor, ch’a nullo amato amar perdona
INFERNO X - Vedi là Farinata che s’è dritto
INFERNO XIII - Perché mi scerpi? Perché mi schianti?
INFERNO XV - Siete voi qui, ser Brunetto?
INFERNO XXI - Ed elli avea del cul fatto trombetta
INFERNO XXVI - Fatti non foste a viver come bruti
INFERNO XXVII - Perché diedi ’l consiglio frodolente
INFERNO XXXIII - Poscia, più che ’l dolor, poté ’l digiuno
PURGATORIO I - Libertà va cercando
PURGATORIO II - Amor che ne la mente mi ragiona
PURGATORIO III - Biondo era e bello e di gentile aspetto
PURGATORIO V - Ricorditi di me, che son la Pia
PURGATORIO VI - Ahi serva Italia, di dolore ostello
PURGATORIO X - E una vedovella li era al freno.
PURGATORIO XI - O Padre nostro, che ne’ cieli stai
PURGATORIO XXX - Conosco i segni de l’antica amma
PURGATORIO XXXI - Alza la barba
PARADISO I - Trasumanar signicar per verba non si poria
PARADISO XI - Nacque al mondo un sole
PARADISO XVII - Lo primo tuo refugio e ’l primo ostello
PARADISO XXIII - Facean sonare il nome di Maria
PARADISO XXVII - Cominciò, “gloria!”, tutto ’l Paradiso
PARADISO XXX - E vidi lume in forma di rivera
PARADISO XXXI - In forma dunque di candida rosa
PARADISO XXXIII - Vergine Madre, glia del tuo figlio